02 febbraio 2012

LIBERALIZZAZIONI - D.L. n° 1/2012

Vorrei riassumerVi i vari avvenimenti che si sono succeduti con un ritmo incalzante in questi mesi:
A dicembre sembrava che il governo volesse aprire il sistema distributivo dei giornali anche ad altre attività commerciali, per cui lo SNAG, con comunicato congiunto con gli altri sindacati, aveva minacciato tre giorni di sciopero, sospeso solo dopo l'incontro con il sottosegretario all'Editoria.

Il 20 Gennaio, è passato un testo, che però, contiene molte delle richieste presentate dalle organizzazioni sindacali (vedi testo).



Qui di seguito voglio puntualizzare ed esporvi alcune riflessioni riguardo le innovazioni introdotte da tale decreto.
Sono state introdotte alcune lettere all’art. 5, comma 1, dopo la lett. d) del decreto legislativo 24 aprile 2001 n. 170 che, sicuramente agevolano la ns. categoria ma, rileggendo attentamente fra le righe, rileviamo delle inesattezze e imprecisioni nella stesura delle stesse:
  • la lettera e) introduce la possibilità da parte delle edicole di rifiutare i “prodotti complementari” forniti dagli editori. Qui la prima inesatezza:  viene utilizzato il termine "edicole", classificazione mai usata in nessun testo di legge dove normalmente si parla di rivendite di stampa quotidiana e periodica oppure rivendite esclusive e non esclusive. Successivamente uno si chiede: che cosa sono i “prodotti complementari”? Si riferiscono forse ai collaterali, o forse a tutte quelle pubblicazioni “spazzatura” non identificabili chiaramente come veri e propri prodotti editoriali? O altro ancora? Bisognerebbe che nel redigere la normativa riguardante il sistema di vendita della stampa quotidiana e periodica i ns. legislatori conoscessero ed utilizzassero un linguaggio più “tecnico". Sicuramente positiva la possibilità di vendere qualsiasi altro prodotto, benché anche qui non sia specificato e chiarito quali e come.
  • La lettera f) introduce la possibilità di effettuare sconti sui prezzi delle pubblicazioni. Ma questo può aiutare le edicole? La ns. risposta è sicuramente: no! La scontistica applicata sui prezzi dagli editori non permette certamente di effettuare abbassamenti di prezzo alle piccole e medie rivendite, ma sicuramente sarà un’attrattiva, un “prodotto civetta” come si usa dire per i supermercati e GDO. Non di ultima importanza tale lettera va a contrastare quanto previsto alla lettera a) dello stesso articolo dove si chiarisce: “Il prezzo di vendita della stampa quotidiana e periodica stabilito dal produttore non può subire variazioni in relazione ai punti di vendita, esclusivi e non esclusivi, che effettuano la rivendita”. Nella stessa lettera si dice che “gli edicolanti possono…. defalcare il valore del materiale fornito in conto vendita e restituito a compensazione delle successive anticipazioni al distributore”; anche qui il linguaggio non è sicuramente in edicolese…. Non si capisce, a mio parere, con che modalità e in quali proporzioni è attuabile tale norma.
  • La lettera g) introduce un punto a ns. favore riguardo la tutela della ns. professione: quante volte ci siamo lamentati per un esubero o una mancanza di quantità di pubblicazioni? Quante volte il distributore si è giustificando spostando sugli editori la responsabilità della mancanza di prodotto da fornire alle rivendite? E anche se il prodotto effettivamente in certi casa manca realmente, gli editori pubblicizzano a tappeto testate che poi stampano con tirature limitate per non avere rese o esclusivamente per fare dei test di vendita, la possibilità di limitare le pubblicazioni in esubero è molto interessante.


E nel prossimo futuro cosa dobbiamo auspicare che venga inserito a livello legislativo a tutela della ns. categoria?

L’Informatizzazione della rete di cui si parla ormai da decenni, deve assolutamente partire, non solo in alcune zone dell’Italia, isole felici con un DL benevolo e solo per alcune edicole, prescelte tra centinai di rivenditori, vincitori di una astratta ed immaginaria lotteria.
La possibilità di inserire nella propria attività altri servizi è legata indissolubilmente all’informatizzazione; il ns. è uno dei pochi settori non ancora informatizzato, che lavora su fogli, foglietti, “pizzini” per poter riscontrare, effettuare le rese e comunicare con il DL.

Se proprio vogliamo allargare la rete di vendita bisogna seguire una logica a livello economico, quindi i cari e vecchi piani comunali, quando la loro stesura era fondata su presupposti e dati reali,  non erano poi tutelativi di una categoria che non voleva espandersi ma, al contrario, individuavano i punti più remunerativi dove aprire una rivendita.

Gli unici a contenere questo fenomeno a tutt’oggi sono i DL, vuoi per mancanza di personale, vuoi per ragioni economiche, rifiutando la fornitura a nuovi punti vendita; ma per quanto?

La ns. categoria non è una lobbie, non è equiparabile ad avvocati, notai, taxisti e altri settori ancora; non siamo imprenditori: non possiamo decidere quale  merce far entrare nel ns. punto vendita, il distributore da cui fornirci, contrattare uno sconto sul prezzo di acquisto come per altri prodotti.
La liberalizzazione vale se tutte le parti componenti la filiera sono “libere” e non soggette a regole prefissate, a ricatti economici e contrattuali.

La vendita di carta stampata è in calo esponenziale, le rivendite esistenti non riescono ad avere guadagni tali da mantenere una famiglia, riescono a malapena, forse, a sopravvivere.

Dovremmo far presente ai ns. legislatori che non è ampliando la rete di vendita che aumenteremo le vendite, ma risolvendo alcuni problemi che portano ai continui cali di vendite:
1.    la lettura gratuita dei giornali nei bar: non deve più esistere che un barista compra una copia di un quotidiano a 1,20 euro, e la fa leggere a 300 persone. La legge a tutela del copyright deve essere applicata, senza eccezioni. Se un barista vuole usare il quotidiano come leva di marketing, deve pagare di più, magari in base al numero di avventori del suo esercizio e di conseguenza anche l’edicola che fornisce il giornale avrà una % maggiore.
2.    Le centinaia di copie date gratuitamente ad Alberghi, case di cure, ecc sono tutte vendite che l’edicola perde.
3.    Quelle consegnate nelle scuole, con la scusa della lettura in classe del quotidiano, solo in rari casi raggiungono l’obiettivo prefissato; per lo più arrivano nelle case di maestri e professori gratuitamente.

Il 7 febbraio p.v. alle ore 16,30 è convocato presso Il Dipartimeto per l'Informazione e l'Editoria della Presidenza del Consiglio dei Ministri a Roma il tavolo tecnico di tutte le componenti della filiera per affrontare e approfondire proprio le recenti disposizioni normative in materia di distribuzione e vendita dei giornali.

I nostri rappresentanti nazionali, nel cui intervento presso il governo riponiamo tutta la nostra fiducia e le nostre speranze, dovranno far capire chiaramente quali sono le problematiche della rete di vendita ma, anche, le potenzialità da sfruttare per rendere più professionale e remunerativa l’attività di edicola che dovrà, volente o nolente, cambiare, evolversi ed adeguarsi al mercato che cambia.

Vi terremo aggiornati tempestivamente sulla situazione in atto e di eventuali future modifiche.

CONTROLLATE COSTANTEMENTE IL NOSTRO BLOG O IL SITO DELLO SNAG NAZIONALE.

Nessun commento:

Posta un commento